Archivio | novembre, 2013

Insegnare i social network a scuola: il caso New Jersey

29 Nov

Vi abbiamo già parlato di qualche iniziativa locale italiana  finalizzata ad educare i ragazzi ad un uso consapevole dei Social Media. Un nuovo esempio in tal senso arriva ora dal New Jersey, dove si sta approvando una legge che introdurrà l‘insegnamento obbligatorio dei Social Network nelle scuole pubbliche. Il programma, che entrerà in vigore a partire dall’anno scolastico 2014/2015, si rivolge agli studenti tra gli 11 e i 14 anni di età, con l’obiettivo di sensibilizzarli in merito ad un mezzo sempre più presente nella loro quotidianità.

Hand drawing a thumbs up

L’aspirazione maggiore è senz’altro quella di combattere fenomeni negativi quali il cyber-bullismo o un’eccessiva leggerezza al momento di condividere contenuti personali sui social; ma si vuole anche portare i più giovani a conoscere le opportunità concrete che Facebook, Twitter e simili possono avere dal punto di vista di un futuro lavorativo. Sempre più ricerche dimostrano, infatti, che una percentuale altissima di aziende utilizza i social media come strumento di recruiting mentre in molti casi la posizione di un candidato viene rivalutata dopo averne consultato le presenze online. Allo stesso modo, professioni come quella del Social Media Specialist sono sempre più richieste sul mercato del lavoro internazionale.

La legge proposta in New Jersey (il cui testo integrale si può leggere qui) stabilisce principalmente tre punti in merito ai quali gli istituti scolastici dovranno istruire gli alunni:

1. Scopi ed usi accettabili dei social media
2. Comportamento social che garantisca etica e sicurezza informatica
3. Potenziali conseguenze negative quali cyber-bullismo o uso irresponsabile dei social media

Inoltre, il testo legislativo insiste sulla necessità, da parte delle scuole, di introdurre risorse e attività di prova specifiche per promuovere sul campo l’utilizzo responsabile delle piattaforme già “studiate” in teoria.

La leggerezza nell’uso dei social da parte dei più giovani, d’altro canto, sta preoccupando sempre più i governi americani: prima del caso New Jersey la California aveva approvato la cosiddetta “legge-gomma” , che dà agli under 18 il diritto ad eliminare in modo definitivo dal web i contenuti imbarazzanti o compromettenti da loro stessi postati senza troppe riflessioni.

Studenti-Facebook

Cosa pensate del caso New Jersey? Secondo voi, un procedimento simile andrebbe adottato anche in Italia? Diteci la vostra nei commenti!

 

8 siti per creare QR Code per il vostro biglietto da visita

22 Nov

I biglietti da visita con QR code integrato sono ormai all’ordine del giorno, e c’è chi dice che presto verranno soppiantati da più innovativi AR Code (Aumented Reality Code). Intanto, però, i famosi codici a barre di nuova generazione appaiono ancora al primo posto nella lista delle tendenze per le business card nel 2014.

QR_2

Creati principalmente per gli smartphone, i QR code consentono, infatti, un’efficace integrazione tra supporto cartaceo e multimediale: grazie ad apposite app, basta scansionarli con la fotocamera del cellulare per essere immediatamente re-indirizzati al sito web di riferimento. Nel settore lavorativo, questo si traduce in infinite possibilità sia per le aziende che per i candidati a colloqui ed assunzioni. Integrando il QR Code nel biglietto da visita si può garantire un accesso diretto a contenuti quali website, profilo LinkedIn, brochure elettronica, portfolio, oppure video di presentazione. Numerosi siti consentono inoltre la personalizzazione in chiave estetica del codice stesso, mediante l’inserimento di colori ed immagini in grado di renderlo visivamente più attraente.

Pensando a tutte le sue potenzialità, noi di Forma abbiamo pensato di fornirvi un breve elenco di piattaforme online da cui creare in pochi minuti (e per lo più gratuitamente) il QR che fa per voi!

PER QR CODE DI BASE

1. QR Code Generator 

Probabilmente il metodo più semplice ed immediato per generare un QR code basico: basta inserire l’URL del sito a cui si vuole essere re-inviati e nel giro di pochi secondi il vostro codice viene creato, con la possibilità di salvarlo in versione HTML.

2. Qcore 

Simile al precedente, consente un grado di personalizzazione leggermente maggiore, in quanto permette di scegliere la grandezza del codice generato.

3. Google Drive

La app di Google, tra gli altri servizi, offre anche la possibilità di generare QR Code in modo piuttosto rapido. Per farlo, basta aprire un nuovo foglio di calcolo, copiare in una cella il link al sito web che volete linkare e, in quella subito accanto, il seguente codice:

link: =image(“https://chart.googleapis.com/chart?chs=500×500&cht=qr&chl=” & A1)

Per A1 intendiamo in questo caso le coordinate della cella in cui è contenuto il sito web, che possono essere sostituite in base alla vostra scelta.

4. QreateBuzz 

Altro generatore automatico di QRCode, è stato creato appositamente per i pubblicitari, e consente di archiviare le proprie campagne in uno o più codici a barre. Il servizio è gratuito ma, per utilizzarlo, è obbligatoria la registrazione.

5. MobileFish 

Questa piattaforma consente di creare QR code non solo per siti web ma anche per altri tipi di contenuti quali testi, numeri telefonici o coordinate geografiche. Come per il QR Code Generator, permette di salvare una copia del codice in formato HTML per l’inserimento posteriore in blog o pagine web.

QR_1

PER QR CODE CREATIVI

6. QrHacker 

Il servizio offerto permette di personalizzare il proprio QR code mediante introduzione di colori di sfondo o piccole immagini/loghi, tutti facilmente selezionabili da un apposito pannello.

7. VisualHead 

Questo website (a cui è possibile accedere semplicemente mediante i propri account facebook o Twitter) consente di trasformare delle immagini in QR Code. Basta caricare l’immagine desiderata nella piattaforma, selezionare la parte che si desidera diventi il codice e quindi inserire il link a cui si vuole che esso rimandi.

8. Unitag Live 

Permette di creare e customizzare i QR code in un’enorme varietà di modi. Ad esempio, si può inserire un logo all’interno del codice, selezionare diverse immagini da inserire agli angoli, modificare i colori e le forme del contorno. Pagando una quota mensile, sono inoltre accessibili ulteriori opzioni aggiuntive per un grado di personalizzazione ancora maggiore.

E voi, preferite i biglietti da visita classici o amate le sperimentazioni in chiave multimediale? Cosa linkereste al vostro QR Code per stupire clienti e datori di lavoro? Raccontatecelo!

Qwert: il social network che insegna ad usare i social network

15 Nov

Oggi vi segnaliamo un’interessante e lodata iniziativa avviata a Treviso per educare i più giovani all’uso consapevole del web. Si tratta di Qwert, un social network rivolto a tutti i ragazzi dagli 11 ai 14 anni che frequentano le scuole medie della città. È stato promosso dall’Azienda ULSS n°9 di Treviso in collaborazione con il Comune e con l’Ufficio Scolastico Provinciale, e realizzato con il sostegno di H-Farm, del Lions Club ed il supporto della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Perchè è interessante? Perchè aspira a trovare una soluzione ad un problema concreto, quello del cyberbullismo e di un uso distorto e rischioso del mezzo, utilizzando gli stessi strumenti che l’hanno originato. Interagendo con i propri coetanei online in un contesto sicuro e controllato, i ragazzi saranno, infatti, verosimilmente più portati a ricreare quegli stessi comportamenti anche nell’utilizzo di altri social media più noti quali Facebook o il tanto condannato Ask.fm.

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Ma ecco come funziona: l’iscrizione dei ragazzi a Qwert è possibile sono con l’autorizzazione di un genitore e l’autenticazione personale da parte di insegnanti ed educatori. La piattaforma è protetta e sorvegliata e permette agli utenti di entrare in contatto con i loro coetanei, in attività da svolgersi in contesti sia scolastici che extrascolastici. Nel primo caso sono gli adulti stessi ad affiancare e supervisionare i giovani, favorendo con le loro incursioni un pensiero critico e un dibattito sul mezzo. Oltre alla semplice attività di chat, su Qwert si possono condividere aggiornamenti pubblici, ci si può taggare nei contenuti degli amici, e si possono frequentare delle stanze tematiche in cui discutere di temi “scottanti” come la sessualità e l’affettività assieme ad esperti (il personale dellUlss 9) a disposizione per chiarire i dubbi.

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Ad oggi gli iscritti a Qwert sono più di 1630, con una media di 350 utenti attivi al giorno, 5.800 gruppi creati e oltre 2000 discussioni postate. Per i membri della community sono state organizzate anche numerose attività di aggregazione nel mondo “fisico” come raduni, flash mob, cacce al tesoro o mercatini di Natale.

Il prossimo passo di questo progetto in continua crescita è l’adattamento della piattaforma ai dispositivi mobili e la creazione di una mappa territoriale che i ragazzi potranno arricchire, geo-taggandosi, di foto e video legati ai singoli luoghi.

Cosa pensate dell’iniziativa trevigiana? Credete che possa servire ad educare i giovani all’uso corretto dei social? Diteci la vostra!

Kjungle: la prima community di social teaching e knowledge sharing in Italia

8 Nov

E’ sempre vero che su Internet chi cerca trova? Non secondo i creatori di Kjungle.com, la prima community di social teaching e knowledge sharing creata nel nostro Paese. Nata da un’idea tutta italiana di esperti di formazione e knowledge management, la piattaforma offre una soluzione decisamente innovativa a un problema con cui spesso ci troviamo a fare i conti nella “giungla” del web.

kjungle

La rete è infatti diventata oramai uno strumento fondamentale, dinamico ed eccezionale per trovare informazioni di ogni genere. Tra guide on-line, how-to, video e newsgroup, non c’è argomento che oggi non sia trattato in maniera approfondita. Tuttavia, molto spesso, può essere difficile evincere la risposta giusta ad un problema specifico proprio a causa della enorme quantità di informazioni, sempre in continua crescita, che devono essere poi ulteriormente contestualizzate. Si finisce perciò per spendere più tempo e risorse ad approfondire la questione, sondando il parere di altri utenti su forum specializzati oppure ricorrendo ai consigli di amici e conoscenti.

Con lo scopo di evitare questo dispendio di tempo ed energie, Kjungle.com ha voluto sfruttare le potenzialità del Social Networking per replicare un comportamento del tutto innato tra le persone.

“Accade già, nella vita reale, che ci troviamo a chiedere informazioni ad un nostro amico, di cui stimiamo le competenze in un determinato ambito” – affermano i fondatori della piattaforma – “Con kJungle abbiamo voluto semplicemente estendere la rete di conoscenze potenziali di un individuo, per consentirgli di interagire con un esperto, quando lo desidera e in pochi click. La qualità della fonte di informazione è valutata dagli utenti stessi: chiunque abbia usufruito delle competenze di una determinata persona può infatti valutare l’esperto in base al grado di soddisfazione finale che la sessione gli ha lasciato. In questo modo vogliamo garantire che tutti forniscano sempre informazioni di qualità e realmente utili all’intera community.”

kJungle dà origine ad una comunità di persone, provenienti da tutto il mondo, fondata sul concetto di Knowledge Sharing: i membri possono condividere le proprie competenze o migliorarle, proponendo o partecipando a sessioni dedicate ad una specifica tematica o abilità in qualsiasi ambito, dalle classiche lezioni e ripetizioni fino a tips dal taglio pratico come ricette di cucina o consigli per realizzare un perfetto make up. Su kJungle non ci sono solo docenti ma anche persone comuni, nella ferma convinzione che chiunque ha qualcosa da insegnare al di là del titolo o della professione svolta.

Le modalità di fruizione seguono le esigenze degli utenti: oltre alle lezioni online via Skype è possibile svolgere sessioni in loco segnalando l’indirizzo della sede su Google Map. L’obiettivo è migliorare la conoscenza di ogni membro della community in modo divertente e costruttivo, permettendo a tutti di entrare in contatto con i migliori esperti di un determinato campo, valutati costantemente dalla community stessa.

Non ultimo, kJungle offre una concreta possibilità di monetizzare il proprio sapere, proponendo sessioni con diverse modalità di pagamento, incluso Paypal.

Cosa pensate del progetto? Vi sentireste pronti ad insegnare ad altri le vostre competenze? Fateci avere la vostra opinione!

I 10 lavori meno conosciuti in Italia

1 Nov

Negli ultimi anni, il mondo del lavoro è cambiato in modo radicale. Sulla spinta della crisi e delle nuove tecnologie sono nate nuove figure professionali sempre più richieste dalle aziende, che però non tutti sembrano conoscere. É un problema soprattutto generazionale, stando a quanto emerso da una recente indagine condotta da Linkedin su oltre 16.000 persone in 14 Paesi del mondo. I risultati svelano che in Italia (dove la ricerca ha coinvolto 1003 adulti) un genitore su tre non sa in che cosa consiste il lavoro svolto dal figlio. Per questo, dati alla mano, il popolare social network professionale ha lanciato l’iniziativa del “Bring in your parents Day”: una giornata, fissata per il prossimo 7 Novembre, in cui le porte degli uffici verranno aperte alle famiglie dei dipendenti nell’arco delle ultime due ore lavorative, così che papà e mamme possano chiarire ogni loro dubbio, favorire la comunicazione, ed evitare incomprensioni. Una prova generale dell’evento è già stata fatta proprio presso la sede del social network a Dublino.

___Linkedin

Ma ecco, dal meno noto al più noto, la classifica stilata da Linkedin dei 10 lavori meno conosciuti in Italia (le percentuali si riferiscono alla quantità di persone intervistate a cui la professione risulta sconosciuta):

Attuario (83%) – Figura molto richiesta nel mondo della finanza, il suo ruolo è quello di prevedere il futuro di un eventuale investimento, partendo dal calcolo degli eventi positivi e negativi che influenzano l’andamento del patrimonio.

User Interface Designer (76%) – Si occupa della progettazione dell’interfaccia di un qualsiasi sistema informatico e software con cui l’utente entra in contatto, rendendo di fatto possibile l’interazione uomo/macchina.

Data scientist (76%) – Secondo i bookmaker è la professione del futuro, e gli atenei statunitensi si stanno già attrezzando con l’istituzione di corsi appositi. Il Data Scientist si occupa di analizzare, interpretare, gestire e visualizzare le enormi quantità di dati in formato digitale che oggi abbiamo a disposizione, così da renderli poi utilizzabili per supportare i processi decisionali all’interno delle aziende. Per farlo deve dominare la statistica, l’informatica (il Data Scientist deve essere in grado di programmare e creare gli strumenti software necessari all’analisi dei dati raccolti), e possedere possibilmente un’infarinatura di marketing e/o scienze sociali.

Revisore contabile (74%) – Esperto in bilancio e controllo interno ed esterno delle scritture contabili di società di capitali, enti pubblici, privati e no profit, è una figura essenziale nel settore economico/finanziario.

Social media manager (61%) – Figura sempre più richiesta dalle aziende italiane, il Social Media Manager si occupa di gestire la presenza dell’azienda sui social network, elaborando strategie di comunicazione ad hoc e aggiornandosi continuamente sugli ultimi trend, alla ricerca dell’interazione e di una conversazione aperta ed empatica con i follower/fan del brand.

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Redattore aggiunto (56%) – Figura giornalistica il cui compito fondamentale è quello di sovrintendere, revisionare, ottimizzare ed editare gli articoli prima della loro pubblicazione, supportando così l’attività dei colleghi.

Radio producer (55%) – Sovrintende alla realizzazione di un programma radiofonico, creando suoni specifici (audio producer) o supervisionando i contenuti e le caratteristiche di base dello show (content producer). Tra i compiti del content producer potrebbero rientrare anche scelte musicali, decisioni sugli ospiti da convocare, scansioni temporali, concorsi da indire, etc.

Team manager (sportivo) (50%) – Lavora a contatto con squadre e atleti, diventando parte integrante del team e membro indispensabile per l’organizzazione, gestendo in particolar modo le pratiche amministrative.

Personal assistant (48%) – Affianca manager o altre figure professionali di rilievo, occupandosi di mansioni come gestione dell’agenda, organizzazione di viaggi, ottimizzazione del tempo, relazioni pubbliche, etc.

PR manager (46%) – Pianifica e gestisce una strategia di relazioni pubbliche volta alla costruzione e al mantenimento di un’immagine positiva per l’azienda e/o il cliente.

E voi? Conoscevate tutte queste professioni? Vi siete mai trovati in difficoltà cercando di spiegare ai vostri genitori che lavoro fate? Raccontateci le vostre esperienze!